sabato, settembre 30, 2006

Il paracadute di Moellemann

da http://www.effedieffe.com/interventizeta.php?id=1375¶metro=

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Ecco perché riteniamo, seriamente, che D’Alema sia oggi in pericolo; che sia più vicino il pericolo di un mega attentato «islamico» in Italia - magari lo rivendicherà Al Qaeda, la sezione «Al Qaeda in Hollywood» - e che un grave pericolo attenda i nostri soldati nella forza d’interposizione.

Vanno là nella terra del «false flag», interposti tra specialisti dell’attentato vero a bandiera falsa.

Speriamo che D’Alema sia cosciente di quanto sia serio il pericolo.

Attento alle telefonate, attento alle foto.

Che si circondi di guardie del corpo personali, fidate, magari di «compagni» esperti di sicurezza. Esperti anche tecnologicamente, capaci di controllare il funzionamento dell’auto, dell’aereo,

di frugare bene la barca prima di una regata, ed ogni altro mezzo di trasporto.

Coscienti di avere contro una forza piena di truce esperienza e di feroce immaginazione.

E con i suoi «specialisti».

Ricordiamo a D’Alema e alla sua security due fatti.

Anna Lindh, la donna ministro degli Esteri svedese: trucidata a coltellate l’11 settembre 2003 (un altro simbolico 11 settembre!) pubblicamente, in un supermercato di Stoccolma.

L’omicida, dissero i giornali era «un immigrato serbo senza chiare motivazioni politiche».

In ogni caso, un professionista dell’omicidio, capace di colpire in modo non solo letale ma irreversibile (i medici del pronto soccorso furono agghiacciati da come era stato ridotto il fegato di Annal Lindh, così da provocare un’emorragia inarrestabile), e sparire da mezzo una intera folla.

Quanto alle «motivazioni», Anna Lindh era filo-palestinese, garante di una politica mediterranea cordiale.

Aveva creato un «Programma sul dialogo fra culture e civiltà» orientato sui giovani, l’istruzione e i media che costituiva la sostanza di un apposito Piano d’Azione varato a Valencia nel 2002.

Insomma, un’azione esattamente contraria allo «scontro di civiltà».


Pochi mesi prima, 4 giugno 2003, era morto in modo non chiaro un altro politico di primo piano: il tedesco Juergen Moellemann, liberale, già vice-cancelliere in uno dei governi Kohl.

Esperto paracadutista e atletico 57enne, secondo la procura di Muenster, Moellemann, era salito a bordo di un aereo assieme a nove paracadutisti all’aeroporto di Marl Lohmuehle (nord Reno Westfalia) e si era lanciato da 4.000 metri.

Il suo paracadute però, non si era aperto.

Suicidio, hanno detto subito.

Ma nulla è più facile che manomettere un paracadute, per esperti professionisti di omicidio, per i kidon.

Il paracadutista che si era gettato dopo di lui ha testimoniato: «Ho visto il suo paracadute aprirsi normalmente, ma poi staccarsi dal corpo di Moelleman».

Suicidio?

Il fatto è che Moellemann era appena stato espulso dal suo partito libera-democratico, che aveva fondato e di cui era presidente, per «antisemitismo».

Era stato accusato in un talk-show televisivo condotto da Michel Friedman, giornalista televisivo che è anche il vicepresidente del Consiglio ebraico germanico.

Accusato di fomentare sentimenti antisemiti, nel caldo del dibattito, Moellemann aveva ritorto: «Nessuno crea più antisemitismo di Ariel Sharon; e di Herr Friedman, col suo stile arrogante e intollerante».

Seguirono, come disse lo stesso Moellemann, «sei mesi di caccia all'uomo contro di me, per sbattermi fuori».

E aveva scritto un libro in cui accusava apertamente il Mossad, «Klartext» («Parlar chiaro»).


Era intenzionato a dar battaglia.

Aveva detto: «Una cosa non farò mai: rinunciare a ciò a cui credo e al mio impegno verso ciò a cui credo. Per gli stessi scopi per cui mi sono battuto dentro l’FDP, ora mi batterò come democratico indipendente e indipendente parlamentare».

Non si poteva permettere che un politico di così alto livello e prestigio avesse successo nella sua battaglia. ( da notare che il suo accusatore principale, Micael Friedman, vice presidente del congresso ebraico europeo , fu accusato con prove di essere implicato in affari di droga e tratta della prostituzione dall’Est: scappò a Venezia e dell’affare non si seppe più nulla. A certa gente tutto è permesso, ndr)

Cercheranno di impedire a D’Alema di avere un qualunque successo.

Le indignazioni di Pacifici e gli stupori di Furio Colombo devono suonare come segnali d’allarme. Attenzione, guardie del corpo.

Attenzione, soldati in Libano.

Attenzione agli attentati in Italia: ma questo, a chi dirlo?

Ci sono patrioti italiani, nei servizi, consapevoli di chi sia il nemico da cui guardarsi?

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altri approfondimenti: http://italy.indymedia.org/news/2004/12/691869_comment.php?theme=1