venerdì, febbraio 18, 2005

Ultimo 2

da repubblica.it
Per la mancata perquisizione della villa-covo di via Bernini dopo l'arresto del boss avvenuto il 15 gennaio del 1993 a Palermo Riina, rinviati a giudizio Mori e il capitano "Ultimo"
Fini: "L'operato di certi magistrati è scandaloso"

PALERMO - Il direttore del Sisde, prefetto Mario Mori, e il tenente colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, l'ex "capitano Ultimo", sono stati rinviati a giudizio al termine dell'udienza preliminare davanti al gup Marco Mazzeo. Dovranno rispondere di favoreggiamento nei confronti di Cosa nostra per la mancata perquisizione della villa-covo di via Bernini dopo l'arresto del boss Totò Riina avvenuto il 15 gennaio del 1993 a Palermo. "Piena solidarietà" ma anche l'indignazione più profonda è stata espressa nei confronti di Mori dal vicepremier, e ministro degli Esteri, Gianfranco Fini, che ha definito "scandaloso" l'operato dei magistrati.
Mori e De Caprio erano entrambi presenti in aula. Nella scorsa udienza il 3 febbraio i pm Michele Prestipino e Antonio Ingroia avevano chiesto il proscioglimento "perché il fatto non costituisce reato". Secondo i pm manca, infatti, l'elemento psicologico del reato. Ovvero, l'allora capo del Ros e il "capitano Ultimo" non perquisendo il covo di Riina certamente non avrebbero voluto favorire Cosa nostra. Sarebbe stato - è questa la tesi della Procura - più che altro un errore. In subordine, i pm avevano chiesto che fosse dichiarata la prescrizione, perché si tratterebbe di un favoreggiamento semplice.

Ora si attende la prossima mossa della procura di Palermo che si troverà il 7 aprile prossimo ad affrontare un'udienza senza essere convinta della fondatezza dell'accusa.
"Lunedì convocherò una riunione per discutere la posizione che dovrà prendere l'ufficio nel prossimo giudizio", ha detto il procuratore della Repubblica, Piero Grasso. "Non posso che prendere atto della decisione del giudice - ha aggiunto - che come tale va rispettata. La richiesta dei colleghi è frutto di valutazioni maturate all'interno della Dda". Ma probabilmente si punterà verso una richiesta di assoluzione. Ancora Grasso: "Come Pm in passato ho chiesto assoluzioni quando mi ero convinto che non vi fossero elementi sufficienti a sostegno dell'accusa". (18 febbraio 2005)
---<>---
da americaoggi.info
PALERMO. Favoreggiamento aggravato nei confronti di Cosa nostra per il direttore del Sisde Mario Mori e per il tenente colonnello, Sergio De Caprio, il comandante “Ultimo”. Questa l’accusa bruciante che il Gip Vincenzina Massa ha ordinato di formulare alla Procura nei confronti dei due ufficiali dei carabinieri che coordinarono l’operazione che portò alla cattura di Totò Riina. L’inchiesta riguarda la mancata perquisizione del covo del boss, dopo il suo arresto avvenuto il 15 gennaio ’93, e la mancata comunicazione alla procura del cessato controllo da parte dei carabinieri della villa in cui Riina viveva con la sua famiglia. Il giudice per ben due volte aveva rigettato la richiesta dei pm di archiviare la posizione dei due indagati, sollecitando ulteriori approfondimenti. Adesso i Pm hanno dieci giorni di tempo per formulare il capo d’imputazione richiesto dal Gip. Duro il commento del difensore di Mori, l’avvocato Pietro Milio: “Da cittadino e uomo di giustizia - ha detto il legale - sono indignato per questa decisione. In questo modo i carabinieri sono sempre colpevoli mentre non si fa chiarezza su altre responsabilità. Non è possibile che le persone che hanno arrestato il sanguinario boss debbano subire l’accusa di aver favorito lo stesso Riina”.[continua]
---<>---
(ANSA) -REGGIO CALABRIA, 10 NOV 2004 - Il Sisde ha opposto il segreto di Stato a una perquisizione nell'ufficio del suo agente,il maresciallo Spano'. La perquisizione della polizia rientra nell'inchiesta su presunti condizionamenti della 'ndrangheta su magistrati della Procura reggina. 'Sono indignato. Non ho idea di che cosa mi si contesta', afferma Paolo Antonio Bruno, consigliere della Cassazione, indagato nell'inchiesta.